Emmet Cohen - pianoforte Giuseppe Venezia - contrabbasso Elio Coppola - batteria
buy nowChiunque pensi che le vie del piano trio siano state ormai tutte battute e che niente di nuovo possa essere creato, deve fare i conti con Infinity. Basta ascoltare Emmet Cohen, Giuseppe Venezia e Elio Coppola e ci si rende conto di come ciò che è stato etichettato come tradizione, possa sempre essere innovato e possa emanare grande originalità e modernità. Ecco, Infinity è un album in cui si va oltre le strutture del mainstream, che oggi appaiono forse un po’ troppo scontate, e si procede alla ricerca di schemi originali. La scelta stessa dei brani mostra questa continua oscillazione tra tradizione e modernità. Si passa infatti da brani come Moonlight in Vermont in cui la nota dominante è caratterizzata da uno swing serratissimo, a Autumne Nocturne e Blues Etude emblema di quello che si definisce standard jazz. Ma spiccano sicuramente nella rosa dei brani le composizioni di Cohen, quali Infinity, in cui il genio del pianista emerge sprigionando una delicata brillantezza ad ogni nota che al pianoforte sembra appena accennata. Ma Cohen non si distingue solo per le sue atmosfere così liriche: è in Hop, Skip and Jump, in fatti che il ritmo si fa serratissimo e il suo pianismo agitato e urgente. E infine Simona, brano raffinato e coinvolgente in cui la melodia domina su una ritmica sempre incalzante. Stupisce un po’ la scelta del primo brano, Nun è peccat di Peppino di Capri, che però nell’economia generale dell’album non reca alcun fastidio.
In Infinity, Cohen appare come il collante e anche l’architetto di un album in cui la ricerca stilistica si tinge di semplicità ed evita troppi fronzoli. Ciò non vuol dire che Venezia e Coppola se ne stiano in un cantuccio ad attendere la prossima mossa del pianista: i due musicisti sono parte attiva nella descrizione di un disegno musicale che altrimenti apparirebbe scarno. La ricerca di un equilibrio tra i tre è sempre palpabile e si traduce in un affiatamento percepibile ad ogni singola nota.
Cohen, Venezia e Coppola non suonano semplicemente una musica insieme, ma di comune accordo fanno in modo che la melodia prenda vita e che diventi leggera, brillante e si manifesti in tutta la sua autenticità.
Nina Molica Franco per Jazzitalia